Sala Polifunzionale_Capo Milazzo

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2010
Progetto di manutenzione straordinaria di immobile sito in Milazzo
Arch. Giovanni Fiamingo (capogruppo)
coll.: Arch. Mario La Guzza, Arch. Marco Terranova


PREMESSA
L'area oggetto d'intervento è parte di un compendio più esteso (e sottoposto a numerosi vincoli) che abbraccia, oltre gli adiacenti ottocenteschi volumi, anche i terreni limitrofi e uno spettacolare sentiero naturalistico che si snoda verso l'estremità del promontorio, a ridosso dell’area SIC denominata “ITA030032 Capo Milazzo”.
Il pur modesto impegno della manutenzione straordinaria dei fabbricati annessi alla Villa patrizia dei Lucifero, dunque, deve necessariamente rapportarsi ai sistemi vincolistici che gravano sull'area in esame e dialogare con un contesto ben più esteso di quello individuato dal semplice manufatto edilizio, elaborando una strategia d'intervento “complessivamente” unitaria.
Capo Milazzo offre un paesaggio “denso”; capace ancora di vincere con la suggestiva aura del mito i devastanti segni di un urbanesimo indifferente ai valori del luogo. Il vicino paesaggio dello Stretto, le prospicienti Isole Eolie, la Grotta di Polifemo e tutte le altre emergenze storico-culturali e naturalistiche del circondario, devono orientare verso metodologie progettuali che preferiscano “sottrarre” anziché “aggiungere”, nel tentativo di riqualificare o mantenere i caratteri del paesaggio.

DEL COMPLESSO ARCHITETTONICO DEI LUCIFERO. CENNI STORICI
Il complesso architettonico, denominato “Fondazione Barone Giuseppe Lucifero di S. Nicolò”, risalirebbe alla prima metà del Seicento e fu costruito ad opera del Barone Onofrio Baele, anche se ha subito in seguito rimaneggiamenti e restauri fino all'800 e negli ultimi decenni sono stati eseguiti dei lavori di manutenzione poco rispettosi dell’importanza architettonica degli edifici e non conformi alle prescrizioni della Soprintendenza.
L'edificio dei Lucifero ci perviene, oggi, con un'impronta ottocentesca, costituito da: casa padronale propriamente detta, cappella di S. Nicolò e un edificio annesso di servizio, in cui erano previste funzioni di palmento, frantoio, rimessa per le carrozze, magazzini. La cappella fu costruita insieme alla villa e fu voluta sempre da Onofrio Baele, per sostituire l’omonima chiesetta, che si trovava nei pressi dell’attuale Faro di Capo Milazzo.
Feudo dei Baele dal Seicento, la “Baronia”, denominata di S. Nicolò, ricopriva una vasta proprietà terriera di uliveti e vigneti di Capo Milazzo e diede il nome all’intera contrada dell’estremo del promontorio. Nel 1751, fu trasmessa per successione al nobile Paolo Lucifero.
Micale e Petrungaro segnalano dal Settecento in poi una serie di interventi di restauro, di cui il primo ad opera del Barone Paolo Lucifero.
Il Chillemi specifica che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la villa fu restaurata in stile neorinascimentale e aggiunge che esiste una documentazione fotografica della costruzione prima dei lavori, che mostra un edificio in stile barocco dal carattere rustico, tipico delle costruzioni del Capo. Tale documentazione fotografica, tuttavia, non è riportata nella pubblicazione. Inoltre pare che, tra la fine dell’800 e gli inizi del ’900, un Lucifero architetto, allo scopo di redigere il progetto di ristrutturazione, produsse egli stesso un rilievo della dimora di famiglia, stilando le piante dei vari piani dell’edificio, oltre che dettagli architettonici e decorativi. Le opere di ristrutturazione, tuttavia, a parte lo stile, non sembrano aver modificato le funzioni dei locali adiacenti (cappella ed edificio di palmento e frantoio).
Nel 1963, per estinzione della famiglia, l’intera tenuta fu donata ad un Ente Morale costituitosi come Fondazione ad memoriam “Barone Giuseppe Lucifero di S. Nicolò”, riconosciuto con DPR n°1167 del 4-7-1963. La Cappella fu lasciata in eredità alle “Discepole del Buon Pastore”. Ciò fu disposto dall’ultima proprietaria Lucifero, per attivare un Orfanotrofio.
L’edificio della villa conserva ancora decorazioni di chiara ispirazione toscana. Ciò è evidente in alcuni motivi decorativi, dove è presente il simbolo del giglio fiorentino.

METODOLOGIA PROGETTUALE ADOTTATA
Si è prestata molta cura ed attenzione alla lettura dei dati dell’esistente, che si intende valorizzare e “completare” nelle parti e nei modi successivamente meglio specificati.
In tal senso, il progetto, prima di aggiungere, si preoccupa di sottrarre; di rimuovere e risarcire le parti del complesso sistema in questione, danneggiate o sfregiate dall’incuria e dall’uso spregiudicato che ne è stato fatto in passato.
I principi generali adottati sono ispirati al rispetto dei valori ecologici, ambientali e culturali del sito. Sono stati utilizzati, ove possibile, prevalentemente materiali naturali e tecniche di intervento non invasive, comunque rivolte alla conservazione dell’immobile, coerenti con la logica costruttiva del fabbricato pervenutaci ed evitando di produrre sostanziali modifiche nel comportamento strutturale dell’edificio, ricercandone piuttosto il miglioramento statico.